24 Novembre 2020
Chiunque abbia seguito con una certa attenzione il dibattito pubblico sulla gestione della convivenza con il virus sa bene quanto l’organizzazione dei mezzi pubblici fosse indispensabile per una ripresa completa delle attività sociali, economiche e scolastiche. E chiunque abbia vissuto, anche solo per poco tempo, una quotidianità di pendolarismo sa quanto il tema fosse di un certo rilievo già molto prima dell’arrivo della pandemia. Deterioramento delle strutture, infiltrazioni d’acqua, sedili distrutti, fermate e orari non rispettati, sovraffollamento: pane quotidiano per chi vive la propria vita in funzione di quella del servizio di trasporto pubblico. Proteste, manifestazioni, tavoli tecnici, lettere, mail-bombing, protocolli d’intesa, video-denunce: nel corso degli ultimi anni si è fatto proprio di tutto per testimoniare e denunciare la corposità di quei disagi. Ogni anno se n’è parlato, ogni anno si sono prospettate soluzioni, e ogni anno non è cambiato nulla. Eccetto forse questa volta. Sì, perché alla luce delle ultime misure e dichiarazioni ci è finalmente chiaro quale sia il reale problema di fondo: la presenza degli studenti.
Lo chiariva già la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, quando, all’interno di un dibattito su DiMartedì avuto luogo il 27 Ottobre, spiegò come tra le varie ipotesi prese in carico (usufruire dei pullman per il turismo, far entrare gli studenti a scuola ad orari pomeridiani) vista l’impossibilità di potenziare il servizio (bandi che richiedono troppo tempo) si è preferito allontanare una quota degli usufruitori del servizio pubblico. Da qui (tra le ragioni) la chiusura delle scuole. Ora ce lo chiarisce e ce lo ricorda anche la Regione Campania scegliendo di sospendere la validità dell’abbonamento gratuito per i trasporti.
Il Consorzio Unico Campania ha dimenticato tutti quelli che utilizzano l’abbonamento per raggiungere i luoghi accademici ed eseguire le attività di ricerca o per usufruire del servizio di prestito e restituzione delle biblioteche. O, forse, ha solo considerato non conveniente continuare a garantire un servizio utile solo ad una ristretta quota di pendolari. Del resto questa è la logica che sottende l’intero espletamento del diritto allo studio: se si deve tutelare una sola porzione di studenti, allora non ne vale la pena. Ecco perché la stessa iniziativa “Bonus Pc” ha riguardato solo gli studenti della No Tax Area e non in generale tutta la classe studentesca (la precedenza è stata data agli studenti in corso, le richieste provenienti dagli altri studenti sono state prese in considerazione solo fino ad esaurimento delle risorse, dando in ogni caso precedenza a chi è da meno anni fuori corso).
Il pensiero sotteso alle parole della ministra è lo stesso di quello del Consorzio Unico Campania che nel comunicato scrive “da qui la decisione di sospendere la validità degli abbonamenti gratuiti, che vuole rappresentare anche un messaggio, ai più giovani, di restare a casa, di evitare tutti gli spostamenti non strettamente indispensabili, in modo da facilitare il decremento della curva dei contagi e il ritorno, da tutti auspicato, alla normalità”.
Chiaro, no? Il problema sono gli studenti. Non è l’organizzazione, non sono i pochi mezzi, non è la gestione del servizio; è invece quell’assembramento intrinseco agli studenti stessi. Quel loro ritrovarsi azzeccati nei mezzi perché c’è poco spazio. Devono stare a casa. Poco importa se abbiano bisogno di prendere un libro in biblioteca, se lo debbano restituire, se debbano svolgere attività laboratoriali, o di tirocinio. A casa, è meglio.
L’iniziativa della Regione fortunatamente non ha trovato consenso nella rappresentanza studentesca che si è adoperata per lanciare una petizione su change.org per chiedere la restituzione dell’abbonamento agli studenti. L’iniziativa è promossa da Udu Napoli Federico II, ViviUNINA Scienze Politiche, StudentiPerUniParthenope, Studenti UniSa, Studenti UniSa Polo Umanistico, Studenti UniSa Polo Scientifico, Associazione EtaBetaGamma, C.U.S.A.A., Uning, Articolo3. E anche Link Fisciano che ha richiesto formalmente la riattivazione della validità dell’abbonamento.
Chiunque senta che in questo modo il suo diritto è stato leso può firmare la petizione. Restando a casa, ovviamente.