13 Febbraio 2021
Un pezzo di carta lungo un metro e mezzo, un gigantesco pennello da calligrafia, inchiostro nero, la mano del capo sacerdote buddista Seihan Mori del tempio Kiyomizu di Kioto che traccia un pezzo di storia su un riquadro in diretta televisiva. Rigorosamente in mascherina. La scena appena descritta, con qualche modifica dovuta al momento storico, avviene ormai da 26 anni. La Japan Kanji Aptitude Testing Foundation, associazione giapponese impegnata nella produzione di test di valutazione della conoscenza degli ideogrammi, promuove ogni anno un sondaggio per la scelta del kanji dell’anno, votato tramite una piattaforma apposita sul sito dell’organizzazione o l’invio di una cartolina. Al termine della rilevazione delle opinioni, il kanji viene proclamato attraverso la celebre cerimonia presso il tempio Kiyomizudera a Kioto. L’attenzione sulla scelta dell’ideogramma, al termine dell’anno appena passato, si è sollevata ulteriormente dati gli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2020: quale simbolo può effettivamente rappresentare un arco di tempo ridotto, ma effettivamente portatore di un totale stravolgimento dell’esistenze di cittadine e cittadini giapponesi (e non solo)?
Il valore simbolico dei sistemi di scrittura comprensivi o del tutto costruiti sugli ideogrammi è fondamentale per comprendere la cultura di un popolo, in quanto porta con sé non un valore fonetico, ma un’immagine, un’idea. I Kanji (漢字) letteralmente “caratteri cinesi”, sono gli ideogrammi che, insieme agli hiragana e ai katakana (caratteri sillabici giapponese distinti dalle forme arrotondate o spigolose) compongono il complicato sistema linguistico giapponese. L’origine cinese dei kanji, fa si che essi abbiano una lettura “doppia”: lettura on (pronuncia cinese) e lettura kun (pronuncia giapponese). Una serie di caratteristiche che rendono la scrittura giapponese estremamente complicata, accessibile tramite studio e metodo: due prerogative fondamentali per la cultura giapponese.
Il Kanji scelto ogni anno deve essere quindi necessariamente lo specchio degli avvenimenti salienti che hanno attraversato l’esistenza della cittadinanza giapponese in quell’annata. Singolari i kanji vincitori del 2014, 税 (Zei), “tassa”, in conseguenza all’aumento della tassa sui consumi e del 2013 輪 (Rin), ruota, cerchio, in occasione della proclamazione delle olimpiadi in Giappone del 2020 (ancora non avvenute). La scelta del kanji 2019 sembra paradossale dato l’inizio burrascoso dell’anno successivo: 令 (Rei), ordine, armonia. Inutile precisare ancora quanto il 2020 non abbia rispecchiato l’ideogramma scelto in precedenza. C’è bisogno quindi di un Kanji nuovo, un Kanji per ricordare cosa sia successo, per definire tramite le parole una vita diversa, nuova, del tutto inaspettata. Il nuovo kanji votato dalla popolazione non può che essere collegato alla pandemia di covid-19. Tutto parte dalle regole dettate dal governo per lo stato d’emergenza in aprile, ispirate all’espressione usata nel buddismo Tendai e Shingon del Giappone “Sanmitsu” (三 密) reinterpretata per dettare le regole del distanziamento sociale, le “tre C” della pandemia: “avoid Closed spaces, Crowded places, close-contact settings” (evitare spazi chiusi, assembramenti, vicinanza fisica). La parola Sanmitsu è sta decretata come la più influente dell’anno e, di conseguenza, ha determinato anche la scelta del Kanji vincitore: 密 (Mitsu) che si significa “denso”, “stretto”. Un ideogramma che, probabilmente, fino alla fine dell’emergenza sanitaria il Giappone non dimenticherà mai.
Ma è pur vero che la lingua si evolve, ed è necessario che si adatti ad una vita nuova, del tutto indesiderata certo, ma inaspettata e portatrice di un nuovo modo di interpretare l’esistenza, la quotidianità e le nostre relazioni. Decretare un kanji simbolo del 2020 non è il solo modo per avere una rappresentazione simbolica di ciò che facciamo e di ciò che dobbiamo evitare. L’alternativa alla Japan Kanji Aptitude Testing Foundation è l’Original Kanji Contest, una gara indetta dall’omonima organizzazione no-profit dedita a fornire a studenti e studentesse giapponesi di tutto il mondo la possibilità di incidere sull’evoluzione della lingua attraverso la loro creatività. Sponsorizzata dal quotidiano Sankei Shimbun e dall’Università Ritsumeikan, è fondata da studenti giovanissimi, amanti della cultura e promotori di una società inclusiva e priva di discriminazioni. Hanno indetto il contest tramite la loro piattaforma fornendo suggerimenti per creare nuovi kanji. Il risultato della gara ha prodotto un ideogramma estremamente esplicativo.
Si tratta di una reinterpretazione del kanji 座 , sedersi, posto a sedere. È la rappresentazione grafica di “due persone faccia a faccia dentro una casa”. La piccola “v al contrario” (人), significa per l’appunto “persona”. Nel nuovo kanji è bastato spostare una persona creando un distanziamento tra le due 人.
Il proprietario di questa creazione è Akinobu Yamaguchi, studente. Ha commentato così la sua vittoria: ancora oggi, la nuova pandemia di coronavirus è saldamente “seduta” all’interno delle nostre vite. Mi è venuto in mente questo kanji mentre ero in cerchio con i membri della mia famiglia a casa. Spero che presto saremo in grado di tornare al tipo di vita in cui (anche) quattro 人 si adatteranno al 座.
Maria Vittoria Santoro