4 Febbraio 2021
In un periodo così delicato che ci ha costretto a cambiare e stravolgere totalmente le nostre abitudini, c’è chi non si è fermato ed arreso al confinamento nella propria abitazione decidendo così di partire per il viaggio che è un po’ il sogno di tutti gli universitari, ovvero l’Erasmus. È il momento che tutti quelli che decidono di prendere parte a questo progetto aspettano: cambiare vita, Paese e fare nuove conoscenze lontano da casa ti aiuta a capire cosa è realmente utile per vivere adeguatamente. Si valorizzano maggiormente alcuni aspetti della vita adulta che magari prima si ignoravano, ti aiuta a crescere e ad apprezzare la compagnia di chi hai accanto. Tutto questo viene amplificato nel momento in cui è in atto una pandemia globale come quella del Coronavirus. Le partenze non sono state bloccate e gli studenti di Unisa che erano idonei sono riusciti a vivere quest’esperienza.
Abbiamo parlato con dei ragazzi partiti per la Spagna, un Paese duramente colpito dal virus, ponendo loro un questionario al fine di paragonare l’esperienza che stanno vivendo con la situazione attuale in Italia. Hanno dichiarato di essere partiti a metà settembre, da ormai alcuni mesi. All’Ateneo di Salerno sono iscritti al terzo anno del corso DAVIMUS e nel Paese ospitante frequentano la facoltà di Filosofia e Lettere a Cadice e a Malaga. Ad ogni ragazzo viene assegnato un tutor per sostenerli ed aiutarli nelle varie profilassi precedenti e successive alla partenza.
“Il mio tutor italiano mi ha aiutato molto soprattutto nella fase burocratica che anticipava l’Erasmus. Arrivato in Spagna il mio tutor locale si è rivelato disponibile, ma dopo il primo mese non ho più avuto la necessità di scrivergli”.
“Il tutor è stato di grande supporto, ma da subito non ho avuto molta necessità di contattarlo”.
Un buon rapporto con la persona d’ausilio è una parte integrante del viaggio in sé, soprattutto nella prima fase, con i documenti e l’orientamento. Sembra quindi che dopo un’esperienza positiva con i giusti chiarimenti non ci sia più un reale bisogno di entrare in contatto con il tutor assegnato. Ma l’aspetto principale con l’emergenza Covid sta nell’organizzazione della didattica e nel rispetto delle regole per evitare il contagio. Entrambi i ragazzi intervistati hanno iniziato l’anno con una didattica mista, sia in presenza che online, fino a metà novembre.
“Qui a Cadice e in Spagna in generale, ogni corso viene valutato non solo da un esame finale, ma anche dalle prove intercorso che fanno parte del voto totale dell’esame stesso. Le lezioni in presenza erano controllate con il distanziamento adeguato e con una scannerizzazione sia all’entrata che all’uscita di un QR code sul proprio banco, inoltre dovevamo disinfettare la postazione con i prodotti forniti dall’università. Dalla seconda metà di novembre però le cose sono cambiate, il Governo andaluso ha adottato provvedimenti più stringenti per far fronte alla pandemia e i corsi si sono spostati totalmente online”.
Così negli altri Paesi le lezioni universitarie avevano ripreso in presenza, con i giusti accorgimenti e facendo affidamento sugli studenti per mantenere le postazioni disinfettate, riducendo così l’esposizione del personale addetto alle pulizie e quello dei ragazzi. Ma anche quando i corsi si sono spostati online, l’organizzazione è stata tempestiva e chiara, senza far perdere giorni e trovando nuove modalità per permettere a tutti di seguire da casa. Purtroppo nelle case affitto dove vivono al momento non c’è uno spazio sufficiente per mantenere le distanze dai coinquilini, si è instaurato fin da subito un clima socievole che li ha spinti a convivere come un vero e proprio nucleo familiare, prestando comunque attenzione nelle situazioni esterne dall’appartamento che non riguardano la quotidianità. Una quotidianità dispendiosa visto che devono sostentarsi con le loro finanze poiché l’università non ha ancora fornito nessun tipo di supporto a livello economico per fronteggiare le spese.
Nell’Ateneo di Cadice è possibile, in caso di necessità, accedere ai luoghi universitari come la biblioteca o gli uffici dei professori con una richiesta ed è ovviamente obbligatorio l’uso della mascherina e il distanziamento dagli altri. Ma nell’università di Malaga è addirittura possibile seguire ancora le lezioni pratiche, tipo i laboratori, sempre con le giuste misure contenitive. Tutto ciò dipende sempre dall’organizzazione e dalla fiducia data agli studenti. Come detto in precedenza tutte le situazioni riguardanti l’Erasmus e ciò che comporta, si amplificano a livello emotivo anche a causa del virus attuale.
“In Spagna la situazione non è delle migliori, ma in particolare in Andalusia tutto è sotto controllo e le restrizioni che ci sono permettono comunque una vita normale e in sicurezza”.
“In questo periodo certamente non sono spensierato, ho paura per la mia famiglia e i miei amici in Italia, chiedo loro sempre di stare attenti. Tuttavia l’esperienza che sto vivendo mi sta aiutando a crescere in tutti gli aspetti, sto superando ansie e paure che prima non credevo di avere, ma al contempo sto scoprendo cose assolutamente nuove che mai avrei pensato di raggiungere”.
Come tutti sappiamo la situazione in Spagna non è meglio di quella italiana ed è gestita diversamente. Non c’è nessuna suddivisione delle regioni per colori come nel nostro Paese, ogni regione si autogoverna e prende i propri provvedimenti. È presente anche in Andalusia il coprifuoco dalle 22 alle 06 e la chiusura delle attività non essenziali alle 18, in più secondo le dichiarazioni dei ragazzi c’è un maggior rispetto delle regole da parte di tutti i cittadini e una presenza più forte di controlli da parte delle forze dell’ordine locali.
L’Erasmus resta quindi un’avventura irrinunciabile da parte degli studenti che sono partiti, cercano di non far prendere il sopravvento al Covid-19 su questa esperienza che è tanto personale quanto condivisa e che accresce sia la mente che il corpo, ma vivendola sempre nel rispetto delle regole attuali.
Gaia Troisi
Tratto dal bollettino informativo “Arrocchi Artificiali“.