1 Ottobre 2018
Il 17 Settembre tra i corridoi dell’edifico B e B1 hanno fatto il loro debutto le matricole iscritte al corso di laurea in Giurisprudenza. È prassi che a dare il benvenuto ai nuovi aspiranti giuristi siano anche le associazioni studentesche della stessa facoltà, che spesso hanno provveduto a consegnare tra i banchi delle aule la Costituzione Italiana. Ci sono però sicuramente un po’ di cose che quegli stessi rappresentanti e membri di associazioni non avranno detto. Forse per non spaventare troppo le matricole appena iscritte o forse perché ormai è usanza all’Unisa investire tutto nell’apparenza.
Il primo punto che merita un’adeguata attenzione è quello del calo delle immatricolazioni. Quest’anno a sostenere il test valutativo per la laurea magistrale in Giurisprudenza si sono presentati 668 diplomati. Un numero che, per quanto possa sembrare alto, non rientra affatto tra quelli cui la facoltà era abituata fino a qualche anno fa. La rappresentanza in questi anni ha cercato di alleviare in svariati modi il malcontento della classe studentesca: c’è chi in Consiglio didattico si è battuto per la tripartizione degli insegnamenti volta a riequilibrare il lavoro degli insegnanti; c’è chi ha optato per un’attività di tutoraggio e chi ha proposto l’inserimento di un nuovo appello. La tripartizione e la rotazione biennale delle cattedre, modifiche approvate definitivamente già da alcuni anni, celano un altro problema cui la rappresentanza tuttora non ha sputo far fronte: l’assenza di omologazione dei programmi, che impedisce agli studenti di studiare, relativamente ad un singolo esame, dagli stessi testi ma di dover, trascorsi due anni, provvedere a comprarne dei nuovi. La prima rotazione è avvenuta l’anno scorso (2017/2018) e terminerà quest’anno (2018/2019). Per le matricole dunque quest’anno sarà più difficile perché di fatto avranno solo un anno (Fino a Dicembre 2019 per i corsi del primo semestre e fino a Febbraio 2020 per quelli del secondo semestre) per sostenere gli esami con i docenti con cui hanno appena iniziato a seguire i corsi.
Ottobre: un mese bellissimo per i romantici, con foglie che cadono e l’autunno alle porte, meno bello per chi studia Giurisprudenza all’Unisa. Quest’anno infatti nelle ultime due settimane del mese, esattamente come l’anno scorso, si terranno gli esami senza la sospensione delle attività didattiche. Negli scorsi anni, quando l’inizio dei corsi era previsto per la prima settimana di ottobre e la conclusione degli stessi per fine gennaio, la sospensione delle lezioni è sempre avvenuta. Aver spostato due anni fa la sessione invernale degli esami da Febbraio-Marzo a Gennaio-Febbraio ha inesorabilmente costretto ad anticipare sia l’inizio che la conclusione dei corsi. Se però la sospensione delle attività didattiche in pieno inizio anno accademico non costituisce forse per tutti la soluzione più adeguata, non la costituisce sicuramente per nessuno la non sospensione. Ad uno studente infatti dovrebbe essere sempre garantita la possibilità di sostenere esami e seguire corsi senza che questi si accavallino e senza che sia costretto a scegliere cosa fare e cosa rimandare. Un problema, questo, che non si pone per le matricole dal momento che per loro la prima sessione utile sarà quella di febbraio, ma che costituisce lo stesso un disagio per tutti gli studenti che ad ottobre proveranno a sostenere esami.
Giurisprudenza è stata negli anni passati tristemente nota per l’imposizione del salto d’appello, ossia l’impossibilità per uno studente ripetente di risostenere il medesimo esame all’appello immediatamente successivo. La pratica, in seguito all’introduzione dello Statuto degli Studenti, è stata dichiarata illegale all’interno dell’ateneo salernitano. Eppure, nonostante l’illegalità, tra le aule del corso di laurea in cui si insegnano numerosi precetti normativi, succede ancora. L’ultimo caso di cui Asinu è venuta a conoscenza è quello che si è verificato venerdì 15 settembre, in aula sei, in occasione dell’esame di Diritto Internazionale. A tal proposito, ci teniamo a ribadire che gli studenti possono rivolgersi ai rappresentanti in area didattica che, dovendo tutelare gli interessi degli studenti, saranno tenuti ad intervenire in Consiglio didattico affinché la pratica venga ribadita illegale e dunque non applicata.
Non passa di certo inosservato lo spazio antecedente all’Information desk, dove c’è una stanza grande con sedie e tavoli grandi. È l’aula verde. Da molti anni chiusa e inaccessibile per gli studenti. C’è stato un tempo in cui quotidianamente gli studenti potevano accadervi e studiare lì, in gruppo o da soli, durante i momenti di pausa tra una lezione e un’altra. Era un modo per permettere agli studenti di vivere di più e meglio la facoltà e anche di generare tra gli stessi studenti una maggiore condivisione del luogo. Ma da tempo ormai è stata chiusa e neanche la raccolta firme da parte della rappresentanza sembra aver prodotto qualche risultato rilevante.
Quello che hanno dimenticato di dirvi, care matricole, è che questo è un corso di laurea pieno zeppo di contraddizioni. E quelle sopra menzionate sono soltanto alcune delle tante che incontrerete lungo il percorso accademico. Anche perché a queste si aggiungeranno quelle dell’Università di Salerno, per le quali un solo articolo non basta affatto.
Antonella Maiorino