21 Settembre 2021
#ilmioritornoaunisa è il contest lanciato dall’Università di Salerno a giugno, in occasione del graduale ripristino in ateneo di tutte le attività didattiche. Gli studenti che hanno varcato le porte del campus nei primi giorni estivi hanno partecipato scattando e pubblicando alcune foto sui social. Molti di questi scatti ritraggono loro stessi alle prese con eventi che sono sempre stati considerati di routine in ateneo: sostenere un esame, convalidarne un altro, discutere la tesi, ritirare la pergamena, immortalare un momento di fronte al floreale dataio di Piazza del Rettorato. Sono volti sorridenti, fieri, orgogliosi ed emozionati. L’università è per migliaia di studenti un luogo al riparo da pericolose tempeste personali e uno spazio dove la costruzione di sé occupa un ruolo primeggiante. È qualcosa che spesso abbiamo associato al desiderio di studiare in biblioteca, di trascorrere un’intera giornata ad approfondire il proprio lavoro senza che qualcosa potesse interferire.
Accanto a questa prima categoria di scatti, se ne può posizionare un’altra: quella dei paesaggi. Sono numerose le foto di panorami, aule, e luoghi che compongono l’ateneo. Anche il canale ufficiale dell’Università fa un diffuso uso di scatti paesaggistici, a volte anche banalmente ripetitivi, ma in fondo parte integrante di quello che rappresenta il campus per chi lo vive. La vita universitaria è fatta anche di questo, di tramonti colorati in cui ci si imbatte mentre si corre per non perdere l’autobus, di panchine che hanno ospitato le più lunghe conversazioni tra compagni di corso, di fiori che attraversano quasi ogni sentiero. Gli spazi sono un tema portante della vita accademica degli studenti perché consentono loro di occuparli e farli propri. È un modo per scuotere la creatività, l’originalità e non vivere la realtà universitaria come un mero susseguirsi di corsi ed esami. I colori e gli spazi vuoti, lasciati a sé, costituiscono parte integrante del processo di crescita individuale.
La quotidianità degli studenti universitari è fatta di tutto questo. Impegni, appuntamenti, corsi, esami, obiettivi che si raggiungono percorrendo viali floreali e spazi spesso lasciati vuoti. Ma c’è anche altro, ed è quello che costituisce l’ultima categoria di immagini se dovessimo vedere l’ateneo attraverso il filtro Instagram.
C’è una foto in particolare che è stata pubblicata sui social e che forse non ha esplicato tutto il suo significato. È stata scattata a metà giugno e ritrae un gruppo di studenti e studentesse all’interno dell’aula Nicola Cilento. I ragazzi e le ragazze in questione sono rappresentanti della classe studentesca e l’occasione di incontro è l’insediamento del Consiglio degli Studenti. C’è un motivo se questa foto merita attenzione. Si tratta del primo scatto social non individuale, dove ad essere portatore di emozioni non è la singola persona che raggiunge uno dei suo obiettivi, bensì un gruppo di studenti e studentesse appartenenti a realtà associative e corsi di laurea differenti che si incontrano per discutere e riflettere insieme sui problemi riscontrati dalla comunità studentesca. C’è un noi, e non un io. Ed è più rilevante di ciò che sembra se si pensa che le associazioni studentesche hanno dovuto fare aggregazione attraverso un pc per mesi e mesi, hanno organizzato e gestito una campagna elettorale e sollecitato la classe studentesca al voto. Non è certo poco. Questa foto è soprattutto un auspicio. Che si ritorni presto a mettere l’associazionismo al centro della vita accademica, che le si dia spazio e soprattutto che si ritorni a vivere davvero l’università come prima. Perché sì, la classe studentesca è composta da singoli studenti e studentesse che ogni giorno studiano e lavorano sodo per raggiungere i propri obiettivi, ma è anche composta dalle aggregazioni degli stessi che insieme assumono la forma di un nuovo corpo con un nuovo nome e una nuove voce. Anch’esso capace di raggiungere importanti obiettivi. Forse i più meritevoli.