28 Giugno 2019
È tutto pronto. Mancano soltanto pochi giorni all’ufficiale inizio delle Universiadi, la manifestazione sportiva internazionale che sarà ospitata tra Salerno e Napoli. I preparativi sono ormai ultimati: le strutture sono pronte, i volontari motivati, gli alloggi sistemati. Ha impiegato un intero anno accademico l’Università di Salerno per arrivare pronta a questo momento, per accogliere in modo impeccabile gli studenti provenienti dai paesi esteri con lo scopo di non sfigurare sotto i riflettori e dimostrare la capacità organizzativa e professionale dell’ateneo salernitano. L’attenzione a far brillare la struttura in occasione di questo evento è stata, ed è, così forte da parte dei soggetti principali (governance universitaria e adisurc) che alla fine qualche granello di polvere, come al solito, si è infilato sotto il tappeto di benvenuto. Mentre, infatti, l’ateneo da lunedì si prepara ad accogliere in modo accurato i tanti atleti che giungeranno qui, un trattamento diverso è attualmente riservato ad altri studenti internazionali che sono arrivati all’università non per prendere parte alla manifestazione ma per studiare e in quanto tali sono risultati assegnatari di un alloggio gratuito e del servizio mensa.
Sono note a tutti le difficoltà in cui l’ateneo salernitano si è imbattuto nell’organizzazione dell’evento, soprattutto in riferimento alla sistemazione degli atleti. La loro permanenza all’interno delle residenze accademiche avrebbe impedito agli iscritti dell’ateneo di usufruire pienamente di un loro diritto e dopo mesi di dichiarazioni, riunioni e manifestazioni gli studenti sono stati spostati alle residenze di Fisciano e non più ad Avellino. “Nessuno sfratto” è stato detto, e infatti così è stato. Eccetto per una categoria, quella degli studenti internazionali, che sono stati costretti a trasferirsi un po’ più in là, a Baronissi. E a cui è stato promesso lo stesso servizio: alloggio e pasti, pranzo e cena, gratuiti. Apparentemente il quadro descritto potrebbe sembrare non incline al generarsi di qualche complicazione: a Baronissi è presente la mensa per gli studenti all’interno del Dipartimento di Medicina e i due campus sono collegati dal servizio di trasporto della linea 47. C’è però un ma, anzi due: la mensa di Baronissi non eroga il pasto serale e la navetta garantisce il servizio soltanto fino alle 18:30.
Succede, allora, che una combinazione di inefficienze di alcuni servizi interni dell’università si trasformi in un disagio molto forte: nell’impossibilità per gli studenti che alloggiano a Baronissi di avere accesso al pasto serale, di cenare. Non possono usufruire del servizio nel comune in cui risiedono, nonostante lì ci sia il secondo campus dell’ateneo, non possono spostarsi presso la struttura principale se non comprando un classico biglietto della Bus Italia e, a loro spese, recarsi a Fisciano. O, in alternativa, provvedere a fare la spesa e prepararsi da soli la cena. Attualmente ci sono *** studenti a cui non viene data la possibilità di usufruire di un servizio per il quale hanno diritto, che sono all’università di Salerno per studiare e non per lavorare (e quindi come si può permettere che provvedano da soli alla spesa?), che hanno ottenuto l’accesso dei servizi che non possono venire loro negati. Questo accade mentre l’università e l’adisurc sono troppo impegnati sul fronte dell’accoglienza degli atleti, i quali sicuramente riceveranno ogni tipo di comfort e di aiuto solo per l’internazionalità dell’evento e per l’immagine della struttura accademica. Dimenticando che l’ateneo resta un’università, e che in quanto tale è tenuto all’erogazione dei servizi per i quali gli studenti pagano le tasse o ricevono borse di studio. Sono loro che dovrebbero rappresentare la principale missione del loro lavoro. E questo accade anche perché ancora una volta l’università di salerno non riesce a garantire una buona prestazione dei servizi interni: una navetta che termina il suo servizio alle 18:30 ben consapevole della possibilità di usufruire di un pasto serale significa non tenere presenti i bisogni degli studenti e una mensa inserita nel secondo campus che non eroga il pasto serale significa, anche in questo caso, garantire una fruizione a metà di un servizio. Se uno solo di questi servizi fosse stato organizzato in maniera più consona, la situazione si sarebbe già risolta.
L’ADISURC non solo non ha tuttora provveduto alla risoluzione di questo disagio ma ha avuto un atteggiamento molto superficiale nel prendere in considerazione le esigenze di una studentessa internazionale la cui esperienza con la struttura potrebbe essere facilmente rappresentata attraverso le sue parole: “I am international master degree student but in system I am not there”.
La studentessa frequenta un master in Ingegneria gestionale e la sua esperienza è stata travagliata fin dal primo giorno: soffrendo di una particolare forma di allergia ha chiesto, prima ancora di arrivare a Fisciano, l’utilizzo di una camera singola. Le è stata assicurata questa possibilità ma quando è arrivata si è ritrovata in una stanza doppia. Ha fatto presente il disagio ma non hanno voluto credere al suo problema e lei è stata costretta a presentare la certificazione medica. Una volta ottenuta la stanza singola, è giunta la notizia delle universiadi. Ha parlato più volte con il personale per capire quale futuro prossimo la attendesse: è stata sempre sempre rassicurata promettendole qualcosa che non le hanno garantito: le dicono che resterà a Fisciano, e poi le propongono addirittura (per non trasferirla a Baronissi) una tripla stanza a Fisciano e lei è nuovamente costretta a presentare il certificato medico. “Anyway I spent my time with increasing stress much more nervous”
Poi arriva a Baronissi, in una stanza singola ma non ha accesso alla cena e si ritrova, per l’ennesima volta, in difficoltà “I said I have a scholarship and to be honestly I can’t pay extra money for tran sport or dinner”.
Il Consiglio degli studenti ha discusso della situazione attraverso l’intervento di denuncia di Dario Cafasso, rappresentante di Link Fisciano, il quale ha sottoposto ai rappresentanti più soluzioni: potenziamento del servizio navetta, prelevare il cestino a pranzo per consumarlo la sera, aprire di sera il punto ristoro di Baronissi, fare convenzioni con strutture vicine.
Ancora però nessuna soluzione è stata attuata. Nè dall’adisurc nè dall’ateneo. Attualmente la studentessa provvede a fare una piccola spesa e ad arrangiarsi come può. Scrive di essere stressata, di non voler perdere il suo tempo, e che il massimo che le hanno saputo dire è stato “ci dispiace”. Questo solo perché lei è arrivata qui come studentessa e non come atleta e questo è rappresentativo di quanto sia davvero importante la formazione, la possibilità per tutti di formarsi, per l’ateneo. Non importa, è solo l’ennesimo diritto calpestato, l’ennesima possibilità negata, l’ennesima occasione perduta per l’Unisa di mostrarsi davvero un ateneo attento ai bisogno della sua comunità. Ma no, meglio prepararsi e farsi belli per l’ingresso degli atleti, per le telecamere e i giornalisti. L’ateneo, in questa occasione come non mai, ha ben scelto da che parte stare. E la voce di questa studentessa forse non varrà quanto le mille recensioni positive che verranno pubblicate nelle prossime settimane sul primo ateneo del mezzogiorno ma, in confronto, è senz’altro quella più vera e che dovrebbe spingere la comunità studentesca a riflettere sul peso del diritto allo studio all’interno dell’ateneo e a trovare ancora una soluzione per gli internazionali, quelli veri, gli studenti.
“I was just tried”.