12 Giugno 2022
When they see us. Quando loro guardano noi. Il titolo anticipa la conflittualità dentro cui viene narrata questa storia. Coloro che guardano sono coloro che giudicano e, in questo caso, sono coloro che accusano di stupro cinque adolescenti neri. Solo perché neri. Coloro che subiscono lo sguardo, il giudizio, il pre-giudizio, sono quelli che, usciti dal carcere, cercano il riscatto di quanto subito.
La mini-serie, disponibile su netflix, si apre con quella che è la notte in cui è avvenuto il reato: al Central Park una donna viene assalita e stuprata mentre fa jogging. Nello stesso momento, dall’altra parte del parco, un gruppo numeroso di adolescenti e ragazzini fa quello che verrà definito “brancheggiare”.
La polizia, che interviene in un primo momento proprio in quella notte, ritorna l’indomani a cercare tutti coloro che sono stati al Central Park quella sera. I due casi (lo stupro e i disordini avvenuti nel parco) vengono accostati e fatti coincidere. I ragazzini, da potenziali testimoni, diventano i principali indiziati.
Vengono tutti portati in centrale e lì vengono interrogati per ore, anche senza genitori, e alla fine obbligati a dire quello che volevano che dicessero: che erano stati loro a stuprare la donna nel parco.
Gli adolescenti sono cinque, ognuno è stato obbligato a incolpare l’altro. Dopo gli interrogatori, i cinque vengono portati nella stessa stanza dove restano soli. Per la prima volta si presentano. Non si conoscevano. Non sapevano quali fossero i volti di chi stavano accusando. Conoscevano soltanto i loro nomi, quelli che erano stati instillati dai poliziotti. Lì, in quella stanza, si incontrano, e si scusano a vicenda per le accuse.
I loro nomi sono: Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam, Korey Wise e Raymond Santana.
Sono il “noi”. Quelli che vengono accusati, giudicati e su cui grava e graverà sempre il pregiudizio nonostante, diversi anni dopo, arrivi la smentita dallo Stato: le prove del DNA e la confessione del vero assalitore, annulleranno le condanne e rimuoveranno il loro nome dal registro dei trasgressori sessuale.
Nel mezzo, ci sono le loro vite. Trascorse nelle celli di prigione. Ognuno di loro affronta quel dolore in modo personale, cercando la speranza e una nuova possibilità. Particolare menzione merita Korey Wise, il quale, avendo già l’età di 16 anni, è processato e imprigionato come adulto. Affronterà più duramente il carcere e nelle notti più buie continuerà a ripensare alla notte in cui è andato al parco. All’inizio si trovava in un locale con la sua fidanzatina a mangiare. Va nel parco solo perché viene chiamato da alcuni amici. Rivive continuamente quel momento fino ad immaginare un’altra possibilità: lui che non va con gli amici e resta in quel locale.
La serie ha un forte potere evocativo. Senza mai scadere nell’eccessivo. Racconta la drammaticità di una storia terribile, senza far perdere mai a quei ragazzi l’autenticità di ciò che sono: adolescenti, spaventati, e soprattutto innocenti.
È una storia vera.